San Cerbone vescovo coraggioso all’Isola d’Elba e in Toscana

Nella Chiesa cattolica si annoverano santi dalle agiografie ‘particolari’. Per questi “grandi amici di Dio”– come scrisse il padre bollandista belga Hyppolite Delehaye († 1941) in Le leggende agiografiche – occorrono storici “degni” di loro. Il motivo è perché “le condizioni, in cui si sono elaborate in gran parte le relazioni su i martiri e le vite dei santi sono generalmente conosciute troppo poco ... Credo, dunque, di fare opera utile col cercare di porre in vera luce più nettamente di quel che spesso non si faccia, la natura degli scritti datici dai nostri pii autori, di disegnare a grandi tratti la genesi delle loro composizioni e di mostrare quanto essi sian lontani dal trovarsi al sicuro dagli errori, che la storia severa ha il dovere di additare”.
Il padre Delehaye scrisse in un’epoca verso la quale oggi chi seriamente si occupa di ricerche e di storia della Chiesa non può fare a meno di provare nostalgia. In Le leggende agiografiche mostrò un grande equilibrio che fu quello “di discernere fra ammirazione e merito dovuti a certi santi e la retorica gonfia e la voce del biografo che copre la loro”. E pertanto “se a quanti si sentono attratti agli studi agiografici si raccomanda di entrare risolutamente nel campo della critica, a nessuno si consiglia d’avanzarvisi a occhi chiusi”...”.
Sono avvertimenti da tenere bene a mente.

Uno dei motivi per cui i visitatori oggi si recano volentieri all’oratorio di San Cerbone di Marciana è la sua suggestiva solitudine in mezzo a dei boschi che non sono frequenti nell’Isola d’Elba, per lo più coperta di macchia mediterranea. La chiesetta, conservatosi nei secoli e restaurata nel 1993, si raggiunge dopo una passeggiata su un lato del Monte Capanne incrociando la teleferica che conduce alla cima.
Chiunque vi arrivi, immancabilmente si interroga su questo santo toscano dall’agiografia oscura e incompleta. A molti sfugge il senso di una presenza che, intuiscono, ha per la santità giustificazioni molto diverse da quelle moderne. Correvano infatti tempi bui, quando Cerbone visse, di decadenza del mondo e del diritto romano, di guerre e di sbandamento della fede cristiana. Tra l’anno 500 e 510, San Benedetto († 547) aveva lasciato gli studi a Roma per non unirsi ai coetanei sbandati e dediti al vizio, dando inizio, per amore del Signore, alla millenaria vita comunitaria del prega e lavora. Con il passare dei decenni, la situazione era peggiorata. Le popolazioni barbare avevano trovato tra quelle romane sempre meno resistenza e più miseria materiale e spirituale . Non avevano avuto difficoltà di sovrapporsi con la propria crudeltà affinata dall’essere guerrieri mercenari.
Ma, come San Benedetto lasciò Roma per trasferire l’ideale cristiano in un monastero isolato, così i vescovi cercarono di mantenere la dottrina nelle loro città, tra nemici interni ed esterni, tra paure e incertezze.
Alla loro illuminata schiera appartenne San Cerbone vescovo di Populonia che papa Gregorio Magno allinizio del capitolo nei Dialoghi (593-594) delineò proprio nel suo rapporto con i barbari:

“Vir quoque vitae venerabilis Cerbonius Populonii episcopus, magnam diebus nostris sanctitatis suae probationem dedit. Nam cum hospitalitatis studio valde esset intentus, die quadam transeuntes milites hospitio suscepit, quos Gothis supervenientibus abscondit, eorumque vitam ab illorum nequitia abscondendo servavit”.
Grande prova della sua santità ha dato ai nostri giorni il venerabile uomo di vita Cerbonio, vescovo di Populonia. Infatti, poiché era molto attento allo zelo dell’ospitalità, un giorno accolse dei soldati di passaggio, che nascose ai Goti in avvicinamento, e salvò loro la vita nascondendoli dalla ferocia di quelli.

Altre notizie su San Cerbone derivano da una Vita di San Regolo del VII-VIII secolo.
Secondo tale fonte, sarebbe vissuto nel Nord Africa ed emigrato con il compagno Regolo e altri (San Giusto e San Felice) al tempo della devastazione dei Vandali seguaci dell’eresia di Ario. Giunti in Toscana gli esuli avrebbero condotto vita eremitica. Dopo di che per volontà di Totila, re Goti, Regolo sarebbe stato sottoposto al martirio. Cerbone invece sarebbe stato risparmiato e sarebbe pervenuto a Populonia dove era vescovo Fiorenzo. Alla morte di questi, sarebbe stato scelto suo malgrado a succedergli nella dignità episcopale.
Dopo l’ospitalità data ai soldati sfuggiti ai Goti, re Totila condannò Cerbone a essere esposto e divorato da un ferocissimo orso che però dinanzi a lui si mostrò miracolosamente mansueto.
Gregorio Magno scrisse anche di aver appreso da Venanzio vescovo di Luni di un altro prodigio di Cerbone al sopraggiungere dei Longobardi. Il santo vescovo si era rifugiato nell’isola d’Elba ma, quando fu vicino a morire, chiese ai suoi chierici di non temere gli invasori, di portare il suo corpo nella chiesa di Populonia e di partire subito dopo essere stato sepolto. In modo alquanto avventuroso venne accontentato. Morì il 10 ottobre negli anni fra il 573 e il 575.

Il bell’oratorio di Marciana all’Isola d’Elba non è il solo in Toscana che conserva il titolo di San Cerbone. Qua e là nella nostra regione se ne trovano altri presenti o rimasti nei documenti a sottolineare quanto nel passato fosse stata sentita e tramandata l’opera dei vescovi nella conversione dei barbari.
Anni fa in Chiese e Castelli dell’Alto Medioevo in Bassa Val di Cecina e in Val di Fine ..., segnalai tali dedicazioni trovate nelle partite dei catasti del quattro e cinquecento: San Cerbone di Bibbona, di Strido e delle Colline (949).
Il Repetti nel Dizionario citò San Cerbone all’Incisa (a. 1099), a Castagneto di Figline nel Valdarno superiore, a Pianfranzese a Gaville, a Castello di Valdelsa, a Quartaia di Valdelsa presso la strada volterrana, e vicino alla pieve di San Cresci in Valcava (VI secolo) di Borgo San Lorenzo. In Valdera lo ricordò a Suvera. Nel lucchese lo descrisse sui Monti pisani dopo il Monte Penna: ed è noto anche oggi il convento omonimo dei francescani.
In Maremma San Cerbone invece fu ricordato a Montorsaio di Campagnatico, a Marsiliana come titolo di un ospedale nel 1204 e soprattutto a Massa Marittima dove dà il titolo alla cattedrale riedificata dopo il 1225. Lo ritroviamo anche a Baratti di Populonia.
Nel volterrano infine fu noto al Repetti un antico botro di San Cerbone tra Riparbella e Montecatini e soprattutto la parrocchiale di Montecerboli, sede secolare delle adunanze di un piccolo comune medievale.

Paola Ircani Menichini, 30 agosto 2024. Tutti i diritti riservati.




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